martedì 9 dicembre 2008

Le astratte parole... mi si sfarinavano in bocca come funghi marci

La lettera di Lord Chandos
di Hugo von Hofmannsthal
Brano


In un primo tempo mi divenne gradualmente impossibile intrattenermi su argomenti tanto elevati quanto comuni, e quindi proferire proprio quelle parole di cui gli uomini comunemente usano servirsi. Soltanto a pronunciare le parole spirito, animo o corpo, avvertivo un inspiegabile turbamento. Mi riusciva impossibile nell'intimo esprimere giudizi sui fatti della corte, sulle questioni del parlamento, o su qualsiasi altro argomento vogliate immaginare.
E questo non per una sorta di prudenza: vi è nota la mia franchezza che si perde con la leggerezza! Piuttosto le astratte parole di cui la lingua naturalmente usa servirsi per portare una qualsiasi idea alla luce del giorno, mi si sfarinavano in bocca come funghi marci. E così una volta, mentre rimproveravo la mia figlioletta di quattro anni, Katharina Pompilia, per una bugia infantile di cui s'era resa responsabile, nell'atto di richiamarla alla necessità di essere sempre sinceri, mi accadde che le idee che ambivano a tramutarsi in parole, perdessero all'improvviso la loro identità riversandosi l'una sull'altra, così che io, terminata la frase come meglio potei, come fossi in preda ad un malessere improvviso, straordinariamente pallido in volto e con un forte senso di oppressione alla fronte, lasciai la bambina sola richiudendo l'uscio alle mie spalle, e montato a cavallo, solo dopo qualche tempo che galoppavo nella prateria solitaria, cominciai a riprendermi un poco.



Fonte: Heinrich F. Fleck

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